Lunetta Savino è la madre nella messa in scena di Zeller a Città Spettacolo

Il13 marzo alle 20.45, al Teatro Comunale Lunetta Savino in “La Madre” di Florian Zeller, regia Marcello Cotugno. La scrittura indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre.

La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo.

Il tono da black comedy iniziale lascia scappare più di un sorriso, per le situazioni descritte e il meccanismo delle ripetizioni che Zeller instaura nel testo, si trasforma lentamente in un dramma spietato che non sembra essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile.

Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita.

Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore è un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione.

Anna, la madre, è ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi. 

Dai ricordi di Anna può immaginare un risveglio! Nella sua mente di madre si affastellano ora sequenze oniriche ora situazioni iperrealistiche.

Nella società liquida e levigata di Zygmunt Baumann e Byung Chul Han il senso di colpa non basta più a tenere vicini i figli. Nel dolore del lasciarli andare, per una madre, c’è tutta l’accettazione della vita nel suo divenire, c’è del lasciar andare una parte di sé per rinascere nel distacco.

Il momento doloroso in cui il genitore deve necessariamente recidere il suo cordone da quello che è diventata un’altra vita per il figlio. L’accettazione del distacco che ogni madre per amore deve fare. A volte, però, tutto si complica proprio per quell’amore troppo forte che rischia di rovinare tutto, allontanando anche tutte le persone che fanno parte della quotidianità. La vita diventa tormento, pazzia, necessità di sfogare la frustrazione nei confronti di tutti. Ogni cosa può sembrare un nemico e tutto diventa colpevole della sofferenza.

Produzione Compagnia Molière, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e Accademia Perduta Romagna Teatri, Accademia Perduta Romagna Teatri, regia Marcello Cotugno, interpreti Lunetta Savino e Andrea Renzi, Niccolò Ferrero, Chiarastella Sorrentino, scene Luigi Ferrigno, costumi Alessandra Benaduce, luci Pietro Sperduti, costumi Alessandra Benaduce,

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