Ron Carter, meravigliosa visione! Il genio e la passione per il Sannio Music Fest

foto di Francesco Truono

Il  Sannio Music Fest 2022  raggiunge l’apice dell’eccellenza con l’esibizione di Ron Carter Foursight Quartet, il 19 luglio al Teatro Romano di Benevento.

Ron Carter viene considerato il miglior contrabbassista al mondo vivente  per le sue capacità tecniche, per l’età avanzata ma ancora in piena attività, per aver partecipato ad oltre 2200 registrazioni di album in studio ma soprattutto per essere stato il basso che ha partecipato alle formazioni che hanno rivoluzionato il jazz americano durante gli anni sessanta.

Miles Davis lo volle con gran forza nelle sue formazioni dell’epoca, strappandolo letteralmente ad altri gruppi, per costruire il suo suono e le svolte che caratterizzarono la musica del tempo. Insieme a lui per la tromba di Miles: Herbie Hancock, Tony Williams e Wayne Shorter. Nel quinquennio dal 1963 al 1968 registrarono e proposero dal vivo sei dischi seminali per il jazz.

Accompagnano l’85enne musicista americano, nella lunga tournee europea di questa estate, l’esperto Payton Crossley alla batteria, il giovane virtuoso Jimmy Greene al sassofono tenore e la collaudata pianista Renee Rosnes. Un trio ben calibrato intorno al suono maturo del leader.

Il concerto consiste in un unico flusso sonoro di quasi cinquanta minuti in cui il quartetto sviluppa una sonorità matura, eclettica, strapiena di tecnica elevata ma senza virtuosismi eccessivi, sempre distribuiti in soli che fanno spesso della melodia la loro caratteristica principale, costruendo un jazz “morbido” ma di classe eccelsa. Le vibrazioni sonore che emanano i quattro musicisti portano spesso a socchiudere gli occhi per ascoltare ogni minima variazione, ogni raffinatezza tecnica, lasciando che il sound attraversi i corpi e li trasporti in un altrove stupendo e avvolgente.  Questi primi 50 minuti non stancano mai. Eppure, tra i soli di sax e piano, il concerto sembra durare da ore.

Prima pausa di Ron Carter per raccontare del suo tour e fare una presentazione accurata dei suoi compagni di viaggio, formazione abbastanza recente. La pianista parte con una versione estremamente coinvolgente di “My Funny Valentine”, si aggiunge il solo Ron Carter col suo contrabbasso – suonato in punta di dita – con un air play formidabile tra i due musicisti. Il pubblico assiste ad una “nuova visione” del classico scritto, suonato e cantato da Chet Baker. All’ascoltatore sembra di intravedere tra le antiche pietre del Teatro Romano una figura curva sulla sua tromba, una suggestione notturna edificata sulla bellezza e la profondità del brano.

Non compaiono le trombe di  Miles Davis o di Chet Baker e neppure la sua eterea voce sofferta, ma quanto proposto dalla band resta nel cuore e nelle orecchie di chi ha presenziato alla serata.

Il quartetto conclude l’esibizione con un brano solo eseguito dal maestro al contrabbasso, seguito da uno standard rivisto alla loro speciale maniera e da una standing ovation totale.

Trascorsa un’ora e un quarto circa, giusta distanza per l’esibizione di un uomo della sua età,  il quartetto di Ron Carter torna in scena per salutare il folto pubblico-molto più che entusiasta, concedendosi all’assalto di foto e selfie, mettendosi scherzosamente in posa al limite del palco! Il genio superlativo si scioglie nella più cordiale semplicità. Onore al genio!

Rino Pastore